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La storia della Terracotta

Le origini e la riscoperta della Terracotta

Il termine terracotta indica i prodotti ottenuti dalla essiccazione e dalla seguente cottura in forno dellŽargilla precedentemente modellata. EŽ antichissima la consuetudine di modellare in argilla oggetti di uso quotidiano (vasellame), pratico (mattoni) e rituale (statuette votive). Le prime testimonianze risalgono al periodo Neolitico e accompagnano lo sviluppo delle civiltà preistoriche. Apprezzata dagli Etruschi e in epoca romana, la terracotta non venne mai veramente trascurata in epoca medioevale, per essere poi riscoperta e impiegata in larga scala al principio del Rinascimento. I protagonisti della rinascita Quattrocentesca furono Filippo Brunelleschi (1377-1444/46), il primo architetto che richiese per i propri edifici rilievi plasmati in terracotta , e scultori come Lorenzo Ghiberti (1378-1455), Donatello (1386) e Luca della Robbia (1399/1400-1482). La pratica della terracotta dipinta e invetriata ebbe il suo naturale luogo di azione nelle vitali e dinamiche botteghe rinascimentali. Ci danno unŽimmagine assai eloquente della grande stagione della terracotta dipinta ed invetriata, le sculture (rilievi e statue) raffiguranti la Madonna col Bambino , sulle quali portò lŽattenzione critica, verso la fine del secolo scorso, il grande studioso tedesco Wilhelm Bode, e, in anni più recenti, Luciano Bellosi e Giancarlo Gentilini.


La riflessione teorica

La riscoperta della terracotta venne accompagnata nel Rinascimento da una intensa riflessione teorica, anche per sottolineare il ritrovato rapporto con il mondo antico greco e romano. Del resto autori come Plinio e Vitruvio dedicarono specifica attenzione alla modellazione della terracotta, ampiamente utilizzata nellŽantichità nella decorazione architettonica e nella plastica votiva. Nel Quattrocento ne sottolineano la dignità Ghiberti che nei Commentari (1447-55), definisce la plastica fittile "madre dellŽarte statuaria" e lŽAlberti che nel trattato "De statua" (1450 ca.) coglie gli aspetti specifici del procedimento per addizione e sottrazione di materia che distingue lŽarte dei modellatori da quella degli scultori, i quali invece asportano il superfluo dal blocco di marmo per portare alla luce la figura. Ugualmente importanti sono il "De Architectura" (1461-64), ancora dellŽAlberti, e il Trattato di architettura (1461-64) del Filarete, nei quali gli autori si soffermano anche sulla descrizione di aspetti pratici e tecnologici come la qualità dellargilla.
Al principio del Cinquecento è poi lŽumanista napoletano Pomponio Guarico il primo a portare a termine un trattato sulla scultura dal titolo "De sculptura" (Firenze 1504), a dare ampio spazio e considerevole dignità alla lavorazione della terra, elencando i plasticatori dellŽantichità accanto ai moderni Luca e Andrea della Robbia. Nel "De la pirotechnia" (1540) del Biringuccio viene descritto lŽuso di forme e calchi connesso con lŽattività dei fonditori di metalli e vasi impiegato nellŽarte fusoria: desumiamo qui importanti notizie su procedimenti operativi che erano probabilmente simili a quelli usati dai plasticatori per eseguire le loro repliche. Anche il Vasari, nelle "Vite" (1550; 1568), accenna alla modellazione dellŽargilla in uno dei capitoli introduttivi relativo ai "modelli o di terra o di cera e di stucco". Ancora per il Cinquecento, "Li tre libri dellŽarte del Vasaio" (1557-58) del Piccolpasso ci informano sui più consueti metodi e siti di reperimento dellŽargilla in uso nel Rinascimento . Infine nel "Trattato della scultura" (1568) del Cellini, a margine di un capitoletto dedicato alla terra refrattaria per le fusioni in bronzo, si coglie un cenno alle caratteristiche dellŽargilla impiegata per modellare figure in terracotta. Notizie sui metodi di lavorazione della terracotta si ricavano anche dal "Riposo" (1584) del Borghini, e nella "Istruzione elementare per gli studiosi della scultura" (1802) del Carradori.
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